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Il nome della città di Odessa risuona nella triste cronaca attuale a causa della guerra che imperversa in Ucraina. Quello che non sappiamo, però, è che le origini di Odessa sono strettamente legate all’Italia e che l’italiano, per diverso tempo, è stato ampiamente parlato come lingua ufficiale.

La città di Odessa è una importante città portuale sul mar Nero, nell’Ucraina meridionale. Non tutti, però, conosciamo la storia di questa città che costituisce un vero e proprio punto strategico e, contemporaneamente, qualcosa di unico a livello storico-culturale.

Ripercorriamo insieme la storia di Odessa, dalle origini alla contaminazione italiana, che hanno contribuito a fortificarne così tanto l’identità.

Da villaggio a punto strategico sul mar Nero: le origini di Odessa

Giuseppe De Ribas, nato a Napoli da un nobile spagnolo al servizio dei Borboni, nel 1794 fonda in Ucraina una città che domina il mare, organizzandone il porto, la flotta e il commercio, rendendola una città importante per il Mar Nero e il Mediterraneo: la città di Odessa.

Sullo stesso terreno, sorgeva un villaggio abitato dai Tatari, Khadjber. De Ribas era fortuitamente entrato in contatto con questo territorio, in veste di Ufficiale di collegamento al dell’Ammiraglio Grigorij Aleksandrovič Potëmkin, principe e amante dell’imperatrice Caterina, il cui obiettivo, dopo la sconfitta dell’impero ottomano, era di estendere verso ovest il grande impero russo.

Il villaggio viene dapprima ribattezzato Odesso, per omaggiare la vecchia colonia greca che si estendeva precedentemente sulla costa. Odessa nasce, dunque, come punto strategico in cui la civiltà orientale e quella occidentale si incontrano, fondendosi in una naturale multiculturalità.

Si trova alla foce di grandi fiumi, tra cui il Danubio, e questo la rende presto il cuore pulsante dell’impero meridionale della zarina Caterina, la quale, per la sua stessa forza ed importanza geo-strategica, ribattezzò il villaggio al femminile, con il nome che conosciamo oggi Odessa.

Odessa: la “città leggendaria” dove l’italiano era lingua ufficiale 

La città di Odessa è stata più volte definita come “città leggendaria”, specialmente da Charles King, docente di Affari internazionali della Georgetown University di Washington, nel suo recente libro Odessa.

Ben presto, infatti, a Odessa si costituisce una colonia italiana, che nel 1850 conta già circa tremila abitanti, quasi tutti di origine meridionale. Il contributo della comunità italiana per la città di Odessa e per la fondazione, lo sviluppo e l’economia dell’impero russo è oltremodo rilevante.

L’italiano diventa, e rimane per un lungo periodo, la lingua ufficiale di tutte le principali attività economiche e commerciali della città. Poco prima del 1900, cartelli stradali, passaporti, liste dei prezzi sono scritti in italiano, e la cultura italiana contribuisce ad arricchire la città, soprattutto nell’ambito dell’architettura. Tanto che il napoletano Francesco Frapolli, nominato architetto ufficiale della città da Richelieu nel 1804, progetta infatti la monumentale Opera di Odessa e la famosa Chiesa della Trinità.

Più avanti nel tempo, è proprio a Odessa che Giovanni Capurro e Eduardo di Capua scrivono e compongono la celebre canzone O’ sole mio, simbolo ormai della musica italiana e della città di Napoli. La musica è ispirata ad una bellissima alba sul Mar Nero e dedicata alla nobildonna oleggese Anna Maria Vignati Mazza. Il brano, come sappiamo, non ha immediato successo a Napoli, salvo poi diventare famosa sulle sponde del Mar Nero e da lì divenire canzone patrimonio della musica mondiale.

Ma l’influenza italiana a Odessa non finisce qui. Grandi attori teatrali come Tommaso Salvini, Ernesto Rossi ed Eleonora Duse contribuiscono alla formazione dell’Opera di Odessa, facendone la città più europea e mediterranea dell’allora impero russo.

Dopo un periodo di immenso splendore, il peso della colonia e dell’influenza italiana diminuisce progressivamente nella seconda metà dell’Ottocento, lasciando spazio ad una cultura autoctona che però conserva, ancora oggi, un’impronta tutta italiana, simbolo di integrazione che grida instancabilmente quanto importante sia lo scambio tra diverse culture.
Forse, data la situazione attuale, ripensare alle radici comuni aiuterebbe il mondo intero a guardarsi con fratellanza e unione.

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