La trippa, insieme alle altre frattaglie come la coratella, la pajata e la coda, fa parte del cosiddetto quinto quarto del bovino, ovvero la parte meno pregiata dell’animale, quella parte che in antichità restava alle famiglie povere.
La trippa viene ricavata dalla pancia, il punto in cui si trovano i tre prestomaci del bovino ed è un tipo di carne molto magro, con solo il 4% di grassi e un’altissima percentuale di proteine.
Cenni storici sulla Trippa
Proprio per il sapore delicato che la contraddistingue, la trippa deve essere preparata con cura e insaporita con ingredienti che ne esaltino il sapore. A Roma è parte integrante della cucina tradizionale romanesca, dove anticamente veniva mangiata il sabato a pranzo. Per lungo periodo ha costituito uno dei principali alimenti delle classi più povere, che trovavano nella trippa una fonte di proteine a basso costo, trattandosi appunto di interiora.
La Trippa nella cucina tradizionale romanesca
Ad oggi, la trippa è uno degli alimenti più noti della tradizione culinaria romanesca, in cui la ricetta tradizionale la vede accompagnata con un sugo di passata di pomodoro, mentuccia fresca e pecorino romano. Ancora oggi, inoltre, è possibile trovarla nelle trattorie come piatto tradizionale del pranzo del sabato
