Il mirto è una pianta aromatica tipica della macchia mediterranea. Nota anche come mortella, il suo nome scientifico è Myrtus communis. Si tratta di una pianta che era molto apprezzata nell’antica Roma e che simboleggia, per la sua longevità, l’amore. Tradizionalmente infatti era molto usata nei matrimoni, oltre che come essenza profumata.
Le caratteristiche della pianta di mirto
La pianta di mirto si trova in forma di cespuglio o di arbusto; è molto fitto e può raggiungere una altezza variabile tra il mezzo metro e i tre metri. Cresce molto lentamente, ma è una pianta longeva che può diventare anche plurisecolare.
Il mirto fiorisce in tarda primavera, tra maggio e giugno; si può verificare anche una seconda fioritura tra agost e settembre, mentre i semi – bacche che vanno dal colore nero-azzurrastro al rosso scuro – compaiono e maturano tra i mesi di novembre e di gennaio, persistendo a lungo sulla pianta.
Il mirto si adatta bene anche ai terreni poveri: è infatti una pianta rustica, ma teme il freddo intenso; molto frequente sulla costa mediterranea, con particolare tipicità tra la Sardegna e la Corsica.
Nell’antichità: pianta sacra romana
Nell’antica Roma il mirto era considerato una pianta sacra: secondo Tito Livio, l’Urbe infatti aveva avuto origine nel punto esatto in cui era nato un arbusto di mirto.
La pianta era consacrata a Venere ed era il simbolo del matrimonio. Le spose, seguendo la tradizione, adornavano il loro capo con le foglie di mirto; le donne che invece partecipavano alle nozze come invitate, se ne cingevano anche le braccia e le caviglie come auspicio di buoni incontri e come stimolo per il desiderio.
Tra gli amanti c’era inoltre l’usanza, una volta giunto il solstizio d’estate, di cogliere rami di mirto per stringere un patto di reciproca fedeltà.
Insomma il mirto è una pianta sacra romana, con origini antiche e che per la sua caratteristica longevità, può essere associata al matrimonio come a simboleggiare l’amore eterno.
La vite, tra le piante sacre dell’antichità, è considerata un dono degli dei alla terra. Da essa si ricavano due prodotti simbolo della cultura mediterranea: l’uva e il vino.
In particolare, il vino, bevanda che accompagna da sempre i pasti delle famiglie italiane, è stato utilizzato anche in ambito religioso come simbolo dell’ultima cena di Cristo con i suoi discepoli. Anche il mirto, pianta dalla forte simbologia, è spesso associato al vino, essendo le sue bacche utilizzate per produrre un liquore dal profumo intenso e dal sapore caratteristico. In ogni caso, la vite e i suoi frutti rappresentano un elemento imprescindibile della cultura e della tradizione italiana.
Il liquore di mirto, specialità tutta italiana
Il liquore di mirto è uno dei prodotti che tipicamente si realizza con questa pianta.
Si prendono le bacche di colore nero (circa 600 grammi), si coprono di alcol puro a 90 gradi (un litro) e si lasciano riposare per almeno 40 giorni in un luogo buio e fresco. Di tanto in tanto il recipiente deve essere agitato.
Una volta trascorso il tempo necessario, si filtra l’alcol dalle bacche e dagli eventuali residui; si strizzano delicatamente le bacche per ricavarne i succhi e nel frattempo si prepara uno sciroppo facendo bollire un litro di acqua in cui sciogliere circa 600 grammi di zucchero.
Far raffreddare lo sciroppo e miscelarlo con l’alcol aromatizzato. Filtrare di nuovo tutto, imbottigliare e lasciar riposare almeno un mese o due, sempre in un luogo fresco.
In alcune zone della Sardegna, che ha assunto il liquore di mirto a prodotto tipico del territorio, lo zucchero è in parte sostituito con una quantità equivalente di miele (di corbezzolo, spesso).
Da notare inoltre che nelle proporzioni indicate, si otterrà un liquore di mirto di gradazione di circa 45 gradi. Più si aggiunge sciroppo, meno alta sarà la gradazione.
Il periodo migliore per produrre il liquore di mirto è l’inverno, tra novembre e gennaio, che corrisponde al periodo di migliore maturazione delle bacche; quando cioè sono di colore nero, ma al tatto non sono ancora diventate troppo dure.

Mirto, pianta sacra