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«Ci sono due liquidi che sono particolarmente gradevoli per il corpo umano: il vino all’interno e l’olio all’esterno. Entrambi sono eccellenti prodotti naturali, ma l’olio è assolutamente necessario, e l’uomo non ha sbagliato a dedicare i suoi sforzi ad ottenerlo»

Scriveva così Caio Plinio Secondo (meglio conosciuto come Plinio il Vecchio) nel suo Naturalis Historia ovvero nell’enciclopedia da lui redatta incentrata sulla natura e tutto ciò che ne è parte. Come ci suggeriscono le parole di colui che fu anche un noto Magistrato Romano, l’olio costituiva un elemento fondamentale, non solo della dieta romana, ma in generale della quotidianità cittadina. Infatti, non veniva utilizzato solo in cucina per condire le diverse pietanze. Ad esempio, l’olio era il combustile necessario per l’illuminazione, ma anche un’essenziale unguento da utilizzare alle terme o quando si praticava attività fisica, al fine di mantenere idratata la pelle e proteggersi dal sole. In quest’ultimo caso l’olio ha assunto la veste di prodotto da utilizzare sul corpo e proprio da qui deriva la famosa frase di Plinio “il vino all’interno e l’olio all’esterno”.

Dunque l’olio nei tempi dell’Antica Roma era talmente importante che sin da subito è stato protagonista di forti reti di produzione, commercio e trasporto. Queste a loro volta si distinguevano a seconda della qualità e della tipologia di olio trattato. Proprio Plinio nella sua enciclopedia affermava che il migliore “è dato dalle olive verdi, quando non hanno ancora iniziato a maturare“. Lui faceva riferimento all’Oleum Omphacium la cui produzione avveniva a settembre. L’alta qualità di questa tipologia aveva una risonanza tale da essere utilizzato per nobili ragioni e non solo in cucina. Infatti, l’iperversatilità dell’olio lo rendeva un prodotto intriso di profondo valore mistico e, non a caso, per molti secoli proprio l’Oleum Omphacium veniva utilizzato per le offerte religiose in sostituzione dell’odierno vino.

I Romani alla scoperta della Sabina

Le tipologie di olio si distinguevano anche secondo quella che era la terra da cui le olive derivavano. Tra questi, uno dei più antichi, che godeva tra l’altro di una certa notorietà nella societas, era senza ombra di dubbio l’Olio della Sabina.

Conquistata dai Romani nel 290 A.C, questa regione storico-geografica si rivelò sin da subito un tesoro grazie alle sue risorse naturali. Basti pensare agli importanti prodotti che ci giungono da questa terra dopo secoli e secoli di storia, come ad esempio il Guanciale di Amatrice. Ma, a differenza di questo prodotto, la coltivazione dell’olio è stata sviluppata proprio dagli stessi Romani.

A seguito della conquista, in breve tempo molti nobili Patrizi si sono trasferiti in questo territorio e, accanto alle loro residenze in campagna, hanno fatto costruire i dovuti frantoi, per macinare le olive, e magazzini, per conservare l’olio prodotto.

Da questo momento in poi, l’Olio della Sabina ha conosciuto una forte ascesa nella societas dell’Antica Roma. Il merito va sicuramente dato alla sua elevata qualità e al suo sapore unico, morbido e fruttato ma al tempo stesso caratterizzato da un aroma tra il dolce e l’amaro.

La sua coltivazione è stata successivamente interrotta per diversi secoli a causa delle invasioni barbariche che hanno determinato la caduta dell’Impero Romano. Ma, nel Medioevo è stato grazie ai Monaci Benedettini che la produzione dell’olio della Sabina è ripartita. Infatti, proprio a loro si deve la conservazione delle antiche conoscenze sulla produzione dell’Olio di Oliva che hanno rischiato di essere dimenticate a seguito della caduta dell’Impero.

L’olio Sabina DOP

Oggi, continua la richiestissima produzione dell’Olio della Sabina sulle colline che si estendono in una porzione di territorio posta tra Lazio, Umbria e Abruzzo. In modo particolare, le province maggiormente interessate sono Roma e Rieti, luoghi nei quali ulivi e vigneti vengono coltivati seguendo la millenaria tradizione unita alle nuove tecniche di produzione. Parliamo di meravigliosi luoghi che la natura ci ha regalato e che il buon Vecchio Plinio ha voluto onorare nella sua opera.  La suprema qualità delle peculiari olive e dell’olio prodotto in queste zone, hanno portato questa rara perla ad aggiudicarsi un primato a livello nazionale. Infatti, l’olio della Sabina è stato il primo in Italia a ricevere la denominazione D.O.P., ovvero la denominazione d’origine protetta. Non a caso proprio nella Sabina, precisamente a Canneto (RI), possiamo ammirare il più antico albero di ulivo in Europa, chiamato affettuosamente Ulivone.

Questa certificazione nel settore della produzione dell’Olio Extravergine d’Oliva risulta estremamente importante perchè viene rilasciata secondo ferree condizioni. Infatti, ciò dipenderà non solo dal luogo di produzione, ma anche dal relativo processo produttivo e di trasformazione, nonché dalla qualità del prodotto ottenuto.

Ad oggi l’Olio Sabina Dop è un’istituzione nel mondo agroalimentare grazie ad un sapore intensamente aromatico, caratterizzato da particolari note di contrasto e un colore giallo oro con riflessi verdi. Queste peculiarità lo rendono perfetto per esaltare le qualità di ogni piatto.

 

 

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