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Annibale è tra i primi a comprendere che i tempi sono cambiati e che non c’è più tempo per le lunghe preparazioni dei piatti di carne tradizionali e così accanto alla coda, alla trippa, al brasato propone piatti già preparati in macelleria con cura e nel rispetto delle ricette originarie, pronti da cuocere, interpretando così le nuove esigenze e consegue in queste preparazioni il diploma di Alta Cucina del Cordon Bleu.

I premi e la celebrità

Vince ininterrottamente dal 1994 al 2001 il premio Gambero Rosso che nel 2016 gli ha conferito anche il premio per trenta anni di eccellenza nell’attività. Tra gli altri riconoscimenti gli viene attribuito il premio Simpatia, conferitogli dal Campidoglio nel 1986.
La sua macelleria storica di Annibale attira clienti e visitatori in cerca di quella “romanità” celebrata dal cinema e rimasta nell’immaginario dei viaggiatori di tutto il mondo. Nel 1997 una delibera del Comune di Roma ha posto su questo locale un vincolo che vieta il mutamento di destinazione d’uso ovvero che vi si svolgano attività diverse da quelle attuali, riconoscendolo parte integrante del patrimonio culturale e del vissuto quotidiano della città.

La macelleria di Annibale: simbolo dell’ospitalità romana

Il cuore pulsante di questo patrimonio è l’antica ospitalità romana che deriva dalla millenaria attitudine della città a comunicare con i popoli più diversi e che da tempo immemorabile fa sentire a casa anche il visitatore che arriva da più lontano.
Questa ospitalità si respira nella macelleria di Annibale che accoglie chi entra con un sorriso e si ferma volentieri a chiacchierare con i clienti, offrendo caffè e biscotti e nelle ricorrenze i dolci tipici della tradizione: frappe e castagnole a Carnevale, la colomba a Pasqua, a volte un piatto di rigatoni con la pajata preparati nel retrobottega per coloro che si trovano nel negozio all’ora di pranzo.
Annibale ha tempo per tutti, riesce a conversare con i clienti e a suggerire ricette anche mentre qualche giornalista lo intervista per un articolo o lo riprende per una trasmissione televisiva. A Roma è una celebrità ma non ha perso la spontaneità che lo ha reso famoso, la capacità di restare in contatto con la gente e soprattutto con la sua città.
La mattina all’alba, prima di aprire la macelleria, si reca nel posto che ama di più: il Giardino degli aranci. Passeggia e guarda Roma dall’alto, a volte fa delle foto della città che ancora dorme.
“È un posto speciale” dice sorridendo “perché è antico, parla della storia di Roma e perché sotto si vede il Tevere che scorre.”

Un pezzo della storia di Roma che è passato intatto attraverso più di un secolo.

Un locale del 1870, con porte in legno massiccio decorate con bronzi scolpiti, bancone in marmo di Carrare e pareti in ceramica, la macelleria di Annibale è un vero e proprio salotto creato appositamente per richiamare l’attenzione della clientela più ricercata.

Annibale è cresciuto a San Lorenzo, quartiere di Roma con vocazione storicamente artigianale e popolato da botteghe di marmisti, bronzisti, fiorai, attività che trovavano impiego anche nel vicino cimitero monumentale del Verano.
Ma più che da queste attività, Annibale è attratto dalla bottega di Gigetto che a San Lorenzo ha una grande macelleria. Quando torna a casa da scuola si ferma a osservare i ragazzi al bancone che tagliano la carne, rispettandone le fibre, assecondando le caratteristiche di ogni singolo pezzo. Finita la scuola, Annibale inizia a lavorare da Gigetto e impara a conoscere il mestiere.
Ma il suo sogno è lavorare in quella macelleria in via di Ripetta, nel cuore di Roma, con la porta d’ingresso in legno massiccio decorata con bronzi scolpiti e il bancone di marmo prezioso.

La nascita della Macelleria di Annibale e la Dolce Vita romana

Nel 1964, acquisita esperienza, Annibale si fa assumere da Talacchi, il proprietario della macelleria. Sono gli anni della Dolce Vita, in cui la macelleria è frequentata da Federico Fellini, Giulietta Masina, Elsa Morante, Vittorio Gassman, Mina, Luigi Magni che è solito sedersi alla cassa tra lo stupore degli avventori; da Monica Vitti che l’ha definita la macelleria più chic d’Europa e poi da Clint Eastwood, Ingrid Bergman e pittori come Vespignani, Schifano, Festa.
In quegli anni, che vengono ricordati come gli anni doro della vita mondana romana, la macelleria di via di Ripetta è un punto di incontro di attori, pittori, scultori, scrittori e il fermento artistico e culturale di quel periodo segna Annibale in modo indelebile.
Questo signore dal carattere solare e i modi eleganti, con una sensibilità acuta per l’arte e la bellezza, appassionato di storia e musica, interessato alle novità, capta le sollecitazioni con le quali quotidianamente entra in contatto e arricchisce il suo mestiere di aspetti inediti dando origine a una figura di macellaio fuori dallo schema, dai canoni ordinari.

L’amore per Roma, per l’arte e per il lavoro

Ma Annibale è anche profondamente e incondizionatamente innamorato di Roma, che conosce nei suoi aspetti più insoliti, ne percepisce gli umori, comprendendone in anticipo i cambiamenti.
Da vero antesignano intuisce che quel negozio, oltre a offrire carni pregiate, è un luogo in cui, mentre si parla di cucina, si può ripercorre la storia della città eterna, conoscerne le tradizioni, la cultura.

Nel 1984 acquista l’attività che diviene il suo regno, il luogo in cui si rispecchia, dove a volte la domenica si reca a trascorrere qualche ora in pace e solitudine, un posto per riflettere e trovare nuovi spunti per la sua attività.
Nel tempo nell’azienda entrano a lavorare i suoi figli ai quali trasmette non soltanto il mestiere ma anche la capacità di accogliere il cliente, di ascoltarlo.

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