Condividi

Il Finocchio di Tarquinia è un’autentica prelibatezza culinaria che affonda le sue radici nella tradizione agricola di Tarquinia, una splendida città situata nella regione del Lazio. Conosciuto per il suo sapore unico e le sue caratteristiche nutrizionali, il Finocchio di Tarquinia è un ingrediente versatile e apprezzato sia nella cucina laziale che in quella internazionale.

Denominato più precisamente “Finocchio della Maremma Viterbese”, questo ortaggio è tipico di alcuni comuni del Lazio quali Montalto di Castro (VT) e Tarquinia (VT).

Appartiene alla famiglia delle Ombrellifere che ricomprende molte delle coltivazioni del nostro orto, ad esempio la carota, il prezzemolo e il sedano. La caratteristica comune di questa famiglia di piante è una crescita iniziale lenta. In modo particolare, il Finocchio di Tarquinia è della varietà Foeniculum Vulgure, dal latino Feniculum che vuol dire “fieno”. È un ortaggio di origine mediterranea che si presenta con una forma compatta, delle foglie grandi e dei fiori gialli.

Prevede una semina da effettuarsi nel periodo di Agosto e si ricaverà il raccolto a partire da Novembre fino agli inizi di Maggio. Nel suo periodo di massima stagionalità si presenterà con un profumo intenso e persistente. Inoltre sarà caratterizzato da un sapore dolce e una consistenza soda e croccante.

Cenni Storici finocchio di Tarquinia

Nella zona del Viterbese, questa varietà di Finocchio presenta una tradizione secolare. Infatti, proprio a Tarquinia ritroviamo i resti di una necropoli etrusca di circa 130 ettari ovvero, ad oggi, la più grande che giunge alla nostra conoscenza. Tutto ciò ha portato a innumerevoli studi che hanno dimostrato che Tarquinia costituiva la Città madre dell’Etruria.

Fin dai loro albori, gli Etruschi si configurano come un popolo di agricoltori e pastori ovvero attività che non abbandonarono mai. Anzi, nei secoli affinarono le loro tecniche agricole introducendo la produzione di olio e vino. Conoscenze e segreti che i romani fecero propri, al fine di sviluppare ed espandere il proprio impero.

Altri riferimenti storici, che attestano l’antica coltivazione del Finocchio di Tarquinia, le ritroviamo nello Statuto dell’Arte degli Ortolani di Corneto del 1379. In modo particolare, in questo statuto medievale, si andarono a definire le contrade ortive coltivate fuori mura. Inoltre, a questa elencazione si aggiungevano le rispettive informazioni sulle specie orticole prodotte, tra cui lo stesso Finocchio, oltre che sulla loro vendita.

Curiosità

Perchè si dice “Infinocchiare”?

Con il verbo “infinocchiare” si è soliti far rifermento a qualcuno che ha ingannato o raggirato qualcun’altro. Il significato di questo termine, utilizzato ampiamente nel gergo comune, nasce proprio nelle antiche osterie romane. In modo particolare, la sua origine si ricollega ad una sorta di stratagemma che gli osti adottavano per finire il vino che ormai stava per diventare aceto. In questi casi gli osti erano soliti offrire ai clienti del finocchio crudo, prima di versare il vino che stava per scadere. Infatti, questo ortaggio contiene delle sostanze aromatiche anestetizzanti per le mucose della lingue. Queste proprietà, aggiunte all’aroma intenso del finocchio, tendono ad eliminare la percezione di acidità del vino e quindi i clienti venivano infinocchiati.

×