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finocchio

Il finocchio è una pianta spontanea mediterranea, che in terra produce un ortaggio bianco e dal sapore dolce. Per gustare l’ortaggio, bisognerà estrarlo dalla terra. Il finocchio fa parte della famiglia delle Apiacee ombrellifere ed il nome scientifico è  Foeniculum vulgare. Interamente commestibile, sin dall’antichità il finocchio è noto per le sue caratteristiche aromatiche. 

Una curiosità storica è legata a questa sua proprietà. Proprio dal suo tipico sapore dolce deriva un modo di dire curioso, ancora oggi utilizzato per intendere un imbroglio, un inganno. Infatti sembra che nel corso dei secoli il finocchio sia stato servito in tavola dai locandieri e dai ristoratori come antipasto, per addolcire il palato dei commensali prima di servire del vino di scarsa qualità; per camuffarne il sapore e farlo sembrare comunque buono, l’alternativa era mettere dei semi di finocchio all’interno della bottiglia. Da qui, l’origine del verbo infinocchiare”.

Finocchio selvatico e coltivato, le origini

Tra le varietà di finocchio coltivate in Italia, una delle più apprezzate è senza dubbio il finocchio di Tarquinia. Questa varietà, che ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta (IGP), è coltivata principalmente nelle province di Viterbo e Roma. Il finocchio di Tarquinia si distingue per la sua forma tondeggiante e per il suo gusto delicato, con una nota leggermente dolce. Grazie alle sue caratteristiche organolettiche e alla sua tradizione secolare, il finocchio di Tarquinia è diventato un simbolo dell’enogastronomia italiana e viene utilizzato in molte ricette tradizionali, soprattutto in quella della famosa insalata di finocchi.

Dapprima presente solo nella forma di finocchio selvatico, la pianta di finocchio ora si trova principalmente in forma coltivata. Questa pratica sembra risalire al XVI secolo. In terra produce l’ortaggio, ma si sviluppa anche in arbusti fino agli 80 centimetri circa, con foglie leggere e fiori gialli ad ombrello.

Usato in cucina come aroma, nel settore del benessere e in medicina è noto per le sue proprietà antinfiammatorie, diuretiche, antiemetiche, carminative e galattogene.

Gli antichi romani ne diffusero la coltivazione nelle terre conquistate; per loro era simbolo di rinnovamento e di rinascita spirituale, ed era usato anche nelle cerimonie religiose. Si diceva che i serpenti si sfregassero sulle piante di finocchio dopo il cambio della pelle.

Il finocchio è dunque da sempre legato a Roma. Peraltro nella Roma di oggi esiste un quartiere denominato Borgata Finocchio. Si trova nella zona della Borghesiana ed il nome al quartiere sarebbe stato dato per la presenza di un edificio dalla forma particolare. Il nome di questo ortaggio è dunque legato a filo doppio con quello di Roma e delle sue borgate. Con la sua tradizione e con la sua cucina.

Tisana al finocchio, depurativa e leggera

Una delle applicazioni più recenti e più usate da chi ha a cuore il proprio benessere fisico, è quella di bere una tisana al finocchio. Si tratta di una bevanda detox, purificante, leggera, dal gusto delicato. Trova infatti applicazione sia tra i più piccoli, per esempio con i neonati che soffrono di mal di pancia, per sgonfiarli e calmarli; sia alle mamme, alle donne o uomini in generale, che hanno voglia di ventre piatto e di purificare il fisico.

La tisana al finocchio, o al finocchietto selvatico, si prepara versano i semi di finocchio (circa 10 grammi) in un litro d’acqua. Per ottenere la tisana bisogna far bollire l’acqua per circa tre minuti. Poi bisogna lasciare in infusione il tutto almeno per dieci minuti. Per terminare, basterà filtrare la bevanda e sarà pronta per essere bevuta. D’inverno va bene gustarla calda, per l’estate si può assaporare anche fresca di frigo.

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